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Modi di dire: D
discutere del sesso degli angeli
Discutere di cose
oziose, inutili, perdendo tempo che sarebbe meglio impiegato altrimenti. Si
narra che i teologi bizantini continuassero imperturbabili le loro sterili,
secolari disquisizioni circa l'eventuale sesso degli angeli mentre i Turchi di
Maometto II stavano per espugnare
Costantinopoli (1453) e porre fine all’impero romano d’Oriente. dare a Cesare quel che è di Cesare “Rendete
dunque ciò che è di Cesare a Cesare, e ciò che è di Dio a Dio ”; secondo
il Vangelo (Luca, 20, 25), così
replicò Gesù agli “uomini subdoli”, emissari dei sacerdoti, i quali gli
domandavano se fosse lecito pagare il tributo a Cesare, da parte di un buon
ebreo, sperando in una sua risposta negativa che permettesse loro di denunciarlo
ai Romani. Cristo, però, non solo non cadde nel tranello, ma con le sue parole
insegnò che si deve obbedire alle leggi degli uomini, senza trascurare i doveri
verso Dio. Nel linguaggio comune, l’approssimativa citazione è un invito alla
giustizia, un richiamo ad attribuire i meriti a chi li ha e non a coloro che se
li appropriano. dare
un colpo al cerchio e uno alla botte
Barcamenarsi tra due contendenti, evitando di
assumere una posizione netta, dando ragione un po’ all’uno e un po’
all’altro. dare
il benservito Ironicamente, mettere alla
porta, licenziare, abbandonare: La
fidanzata gli ha dato il benservito. Si
chiama “benservito” l’attestato, più o meno encomiastico, concesso dal
datore di lavoro al dipendente (in genere lavoratore domestico), che lascia il
servizio. de cuius Latino:
della cui [eredità si tratta]. Nel linguaggio giuridico, il defunto proprietario dei beni che formano il
patrimonio ereditario. dèdalo In
senso figurato, intrico nel quale è difficile raccapezzarsi. Dedalo,
leggendario artefice greco, costruì per Minosse, re di Creta, il celebre labirinto
. de gùstibus
non est disputandum Latino:
sui gusti non si discute. Aforisma latino medievale, del quale
generalmente si cita soltanto la prima parte, de
gustibus, per affermare che in fatto di gusti ciascuno ha i suoi e bisogna
rispettarli, per quanto strani possano sembrare. delenda Carthago Latino:
Cartagine va distrutta. Cosi viene in genere citata, commentando anche
ironicamente, la preoccupazione somma, l’idea fissa di qualcuno, il suo odio
implacabile contro persone o istituzioni, una frase attribuita al grande Marco
Porcio Catone detto il Censore (234-149 a.C.): Ceterum censeo Carthaginem esse delendani, “E per il resto penso
che Cartagine debba essere distrutta”. Il vecchio magistrato considerava l’
esistenza stessa della città punica una costante minaccia per Roma, e ripeteva
la sua esortazione al termine di ogni suo discorso, quale che ne fosse
l’argomento. Fu accontentato, ma solo tre anni dopo la sua morte, nel 146 a.C. de
minimis non curat praetor (pron. “...prétor”) Latino:
il pretore non si occupa delle cose minime. Detto latino, citato anche in
forma ellittica de minimis... per indicare che una persona importante, o moralmente
superiore, non bada alle quisquilie. Bisogna ricordare che, mentre la nostra
pretura ha competenze limitate e relativamente modeste, nell’antica Roma tale
magistratura era una delle più importanti. demonizzare Appartiene
soprattutto al “politichese”, con tutti i suoi parenti e affini.
Demonizzazione è l’atto di calunniare, denigrare un partito, un Paese, un
gruppo avverso facendone quasi l’incarnazione del demonio, la fonte di tutti i
mali. L’uso e l’abuso di questa famigliola di parole è, come si suol dire,
“strumentale”. dare
l’ ostracismo Mettere al bando, osteggiare,
dichiaratamente o tacitamente, una persona, un’idea, eccetera. Ad Atene, e in
altre città con costituzione analoga, i membri dell’assemblea popolare
dovevano scrivere su frammenti di terracotta (òstraka)
il nome del cittadino accusato di essere un pericolo per lo Stato qualora lo
avessero ritenuto tale. Se la maggioranza dei cacci-scheda recava quel nome,
l’imputato era condannato ad allontanarsi dal territorio della città per un
periodo di tempo che, originariamente, era di dieci anni. Deo
gratias (pron. “déo gràzias”) Latino:
grazie a Dio. Formula di ringraziamento usata nella messa in latino e in
altri atti liturgici; nel linguaggio comune è esclamazione di sollievo per
l’avverarsi di una speranza: uno scampato pericolo, la fine di una cosa
fastidiosa o noiosa, eccetera. de profundis Latino:
dal profondo. Parole iniziali del Salmo penitenziale
130, che si recita negli uffici per i
defunti. Nell’uso comune si dice cantare,
recitare il de profundis per
lamentare la perdita di una cosa o persona senza che vi sia speranza di
riaverla. derby (pron. “dàbi”, “doebi negli Stati Uniti”) E’ il nome della celebre corsa ippica inglese per puledri di tre anni
istituita nel 1780 dal conte di Derby e che si disputa annualmente
all’ippodromo di Epsom. La parola è passata a indicare qualsiasi importante
avvenimento sportivo, come per esempio un incontro tra due squadre di rango,
della stessa città o tradizionalmente rivali. dare
i numeri Vaneggiare, straparlare, dire
cose a vanvera, con allusione a quelli che astròlogano sui sogni per ricavarne
i “numeri buoni” da giocare al lotto. Avere
dei numeri significa invece possedere buone qualità per riuscire in
qualcosa. dire (o parlare) a nuora, perché suocera intenda Far
capire qualcosa a uno indirettamente, rivolgendosi a una terza persona, così
che il vero interessato sia informato, anche se finge di non capire, di una
critica, di una richiesta, di una proposta, eccetera. La locuzione si richiama,
in modo non molto logico, al tradizionale antagonismo tra suocera e nuora. desaparecidos (pron. “desaparezidos”) Spagnolo:
scomparsi. Termine ripreso dai mezzi di comunicazione di massa di tutto il mondo
con riferimento alle molte migliaia di persone scomparse e certamente uccise in
Argentina durante gli anni Settanta, nel corso della dura repressione condotta
dai militari al potere, per stroncare non solo la guerriglia eversiva, ma anche
ogni manifestazione di dissenso. Con cinismo riprovevole, il vocabolo fu
adottato, in senso ironico o scherzoso, negli uffici di mezza Italia a riguardo
di coloro che disertano, frequentemente e senza giustificati motivi, la loro
scrivania. deus ex màchina Latino:
il dio [che parla] dal congegno. Si dice di persona, di cosa o
avvenimento, che risolve in modo favorevole, e quasi miracoloso, una situazione
disperata; e anche, in senso non altrettanto elogiativo, di chi manovra occultamente
i fili di una macchinazione, dell’eminenza
grigia che, nonostante le apparenze contrarie, detiene e usa il
potere. Spesso nella tragedia greca, quando l’intreccio era diventato
inestricabile e la situazione senza vie di sbocco, gli autori facevano
intervenire come elemento risolutore il personaggio di un dio, calato sulla
scena per mezzo di una machina, il
quale risolveva miracolosamente, come possono solo gli dei, ogni cosa. de visu Latino:
con i propri occhi. dietrologia Disciplina,
oseremmo dire, che si occupa di scoprire i motivi reconditi e i secondi fini,
dati per scontati anche se non esistono, di qualsiasi avvenimento, pubblico o
privato. Il termine è ironico. La dietrologia è assiduamente praticata da un
certo numero di commentatori politici (detti dietròlogi) e da chiunque sia incline ai pettegolezzi delle comari,
da cui trae “gratificazione”. Dio
ha fatto la campagna, l’uomo la città Massima
a gran ragione citabile oggi, in tempi di megalopoli e di gravi problemi
ecologici, ma in vario modo espressa da numerosi autori, primo tra essi, sembra,
il latino M. Terenzio Varrone (116-27 a.C.) nel suo De
re rustica, un poemetto sull’agricoltura. Dio
me l’ha data, guai a chi la tocca! Francese: Dieu inc l’a donnée; garde (o gare)
a qui y touchera. La storica frase, ripetuta a volte scherzosamente
per dichiarare la ferma intenzione di non rinunciare a qualcosa di cui si è
gelosi possessori, fu pronunciata da Napoleone I
durante la cerimonia per la sua incoronazione quale re d’Italia, avvenuta
il 26 maggio 1805 nel duomo di Milano, quando l’Imperatore prese dall’altare
e da solo si pose in capo la storica corona ferrea, diadema del VII secolo
donato dalla regina longobarda Teodolinda al duomo di Monza. Dio non paga il sabato Proverbio
collegato all’antica usanza di pagare i lavoratori il sabato sera, citato a
significare che Dio non è tenuto a quest’obbligo e che la sua punizione,
anche se tarda a giungere, e immancabile e inevitabile. divide et impera Latino:
dividi per dominare. Massima di incerta paternità - c’è chi la fa risalire a
Filippo il Macedone, chi a Luigi XI di Francia - impiegata in particolare per
descrivere la politica della Casa d’Austria nel secolo XIX e in realtà
seguita da molti, sovrani o potenze, collettività o individui: fomentare le
divisioni tra i popoli soggetti o comunque tra eventuali nemici, impedendo loro
di coalizzarsi, favorisce chi detiene una posizione di potere. datemi un punto d’appoggio e solleverò il mondo Latino:
da mihi ubi consistam et terram
movebo. Frase attribuita dal matematico Pappo di Alessandria ad Archimede,
esultante per avere scoperto le leggi della leva. La si cita per esortare
all’azione o per invocare un piccolo aiuto, ricordando che spesso basta un
minimo appoggio per consentire la realizzazione di grandi imprese. In latino si
citano, invece, col significato di “base concreta, terrena solido, punto di
partenza”, le parole ubi consistam . doccia fredda Si
dice, in senso figurato, di qualcosa che giunge improvvisamente a smorzare ogni
entusiasmo provocando un’amara delusione. L’espressione deriva dalla
pratica, seguita fino a tempi non remoti, di sottoporre i pazzi agitati a
violente docce fredde per ridurli alla calma, per placarne i bollenti spiriti doccia scozzese A
differenza di quella fredda, la doccia scozzese è, metaforicamente, un
alternarsi di atti o notizie favorevoli e sfavorevoli, che sconcertano chi ne è
oggetto sbalestrandolo dalla speranza allo sconforto e viceversa. Nella vera,
stimolante doccia scozzese il passaggio dall’acqua calda a quella fredda è
abbastanza brusco, ma non quanto la locuzione farebbe supporre. dottor Jekyll e Mister Hyde (pron.
“...giékil, mistoe hàid”) Lo strano caso del dottor Jekyll e Mister Hyde è
il titolo di un famoso racconto dell’inglese R.L. Stevenson (1850-1894),
apparso nel 1886, che svolge in forma simbolica e orripilante il tema del
perenne conflitto tra il bene e il male nell’animo umano. Si cita talvolta a
proposito della metamorfosi, diabolica e incomprensibile, di un carattere. do ut des
Latino:
ti do affinché tu dia a me. Formula designante, nel diritto romano, un tipo di
contratto e citata nel linguaggio comune a proposito di uno scambio di favori in
genere illecito, o quanto meno poco corretto. draconiano Si
dice, in senso figurato, di provvedimento, legge, regime di governo
particolarmente rigido e severo. Dracone fu il legislatore che, intorno al 621
a.C., diede agli Ateniesi il primo codice scritto, contenente disposizioni cosi
spietate da far dire che erano state “scritte col sangue”. dulce et
decòrum est pro patria mori Latino:
è dolce e bello morire per la patria. Con questo verso (Odi, III, 2, 13) Orazio incitava i giovani romani a emulare
l’eroismo dei loro antenati. dulcis in fundo Latino:
il dolce viene in fondo. Proverbio citato a proposito di un avvenimento a lieto
fine, ma più spesso, con ironia, di notizie spiacevoli, lasciate per ultime nel
racconto. Il senso è analogo a ora viene
il bello. dura lex, sed lex Latino: dura è la legge, ma è la legge. Il motto afferma il dovere e la necessità di piegarsi alla legge, anche se dura, perché il principio ispiratore della legge va salvaguardato a beneficio di tutti.
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