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Modi di dire: V
volere
la botte
piena e la moglie ubriaca Volere
un vantaggio senza fare, in cambio, alcun sacrificio; mirare contemporaneamente
a due scopi contrastanti, incompatibili tra loro. vade retro, Sàtana! Latino:
va’ indietro, Satana! Frase che si dice, di solito in tono
scherzosamente scandalizzato, per respingere le lusinghe di chi vuole indurci a
fare ciò che non possiamo o non vogliamo fare. Con queste parole Gesù scacciò
il diavolo che lo tentava per la terza volta dopo il digiuno di quaranta giorni
nel deserto (Matteo, 4, 10). voi sonerete le vostre trombe e noi soneremo le
nostre campane Fu
la fiera risposta (riportata in varie versioni) che Pier Capponi diede a Carlo
VIII re di Francia il quale, calato
in Italia nel 1494 e apprestandosi a entrare in Firenze, voleva imporre alla
città condizioni e tributi intollerabili. Si ripete a volte, nell’uso colto,
per affermare la volontà di non piegarsi senza combattere alle pretese di
qualcuno. vecchio bacucco Si
dice, scherzosamente e impietosamente, della persona anziana, debole e
rincitrullita, o quanto meno di idee retrograde. Per deformazione popolaresca di
Abacùc, nome di un profeta biblico la cui statua, opera di Donatello, orna il
campanile di Santa Maria del Fiore e che i Fiorentini soprannominarono
affettuosamente “lo zuccone”. vedove bianche Espressione
usata nel giornalismo per designare le mogli di molti emigrati all’estero
(specie dal Meridione) rimaste al paese, le quali rivedono così raramente i
mariti che, pur non vedove, è come se lo fossero. veni, vidi, vici Latino:
venni, vidi, vinsi. Parole che si ripetono, generalmente con enfasi scherzosa..
per commentare la pronta e felice riuscita di un’impresa. Tramandate alla
storia per il loro stile telegrafìco. con esse, secondo Plutarco (Vita di Cesare, 50, 6), Giulio Cesare annunciò la fulminea e
decisiva vittoria da lui riportata contro Farnace, figlio di Mitridate, re del
Ponto, nel 47 a.C. presso Zela
(l’odierna Zile in Turchia). verba
volant, scripta manent Latino:
le parole volano, le cose scritte restano. Antico proverbio citato per
ricordare che quanto è scritto ha ben altro valore che quello delle semplici
parole, e quindi per sottolineare l’opportunità o l’inopportunità di metter
nero su bianco. voltar
gabbana Cambiare idee e partito
secondo l’interesse del momento; lo stesso che mutar
casacca. Il gabbano (variante
più usata di gabbana) era anticamente un pesante soprabito con cappuccio, di
origine araba. vissuto, vivibile Sostantivato,
il participio passato vissuto da anni va per la maggiore nel
senso psicologico di “contenuto
delle esperienze passate”, o anche solo come esperienza quotidiana” o
“esistenza (pura e semplice)”. C’è il vissuto scolastico,
il vissuto della coppia e
quant’altri se ne vogliano, tutti da usare con molta parsimonia. Lo stesso
dicasi di vivibile. versare
lacrime di coccodrillo Mostrare un dolore che non si prova; pentirsi, con dubbia sincerità, di un male che si è deliberatamente provocato. Era credenza antica che il coccodrillo, divorata una grossa preda, e in particolare un uomo, piangesse per il rimorso. Ma la credenza era falsa; semmai, la supposta lacrimazione del coccodrillo sarebbe dovuta al fatto che l’uomo è comunque un cibo indigesto! In realtà il coccodrillo non dispone di pori per la traspirazione sulla pelle e quindi per eliminare i sali accumulati con l'alimentazione, versa lacrime dagli occhi dando l'impressione di piangere.
vittoria
di Pirro Si dice di un successo che reca più danni che
vantaggi, effimero, presupposto di una immancabile e definitiva sconfitta.
Pirro, re dell’Epiro, riuscì a battere i Romani a Eraclea e ad Ascoli
Satriano, nel 280 e 279 a.C., ma a tale prezzo da indurlo ad abbandonare
l’impresa. vox pòpuli, vox Dei Latino:
voce di popolo, voce di Dio. Proverbio latino di origine medievale citato per
affermare che i giudizi, le convinzioni (o talvolta le mormorazioni) della
maggioranza corrispondono al vero o hanno almeno un alto grado di attendibilità. vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole, e più non dimandare Versi danteschi (Inf., III, 95-96 e V, 23-24) che si richiamano, in genere citando solo il primo, per sottolineare l’inutilità di opporsi a un ordine che appare arbitrario, di voler modificare una situazione decisa da chi può imporre ad altri la propria volontà senza dover rendere conto a nessuno. E un invito, amaramente ironico, alla rassegnazione.
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