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Modi di dire: L
l’eterno
femminino Tedesco:
das Ewigweibliche. Citato spesso
impropriamente con allusione al fascino della donna e alla facilità con cui
l’uomo vi soggiace, questo verso conclude il Faust di Goethe, con la redenzione del protagonista grazie
all’amore di Margherita e all’intercessione della Vergine Maria, e si
riferisce all’ideale, che è la vera realtà, meta costante, se pure
irraggiungibile, dell’essere pensante.
legarsela
al dito Metaforicamente,
serbare rancore per un’offesa subita, ripromettendosi di vendicarla.
Dall’usanza antichissima, già menzionata nella Bibbia e sostituita dal classico nodo al fazzoletto, di legarsi un
filo alla mano o a un dito per rammentarsi di fare una cosa.
lasciare
la stecca Passare ad altri un incarico sgradito, un impegno o lavoro faticoso. L’espressione viene da una stecca di legno fornita di fori nei quali si facevano entrare i bottoni metallici delle vecchie uniformi militari, quando venivano lucidati prima della libera uscita. La frase infatti era propria dei militari, che andando in congedo “lasciavano la stecca” alle reclute. la
calunnia è un venticello... E’
il verso con cui si inizia la celebre cabaletta (che è un tipo di aria
musicale) cantata da don Basilio nel Barbiere
di Siviglia (atto I, scena 7a) di Rossini. Si cita a proposito
della maldicenza, e, data la tradizionale popolarità del melodramma nel nostro
Paese, è assai più comune del
calunniate,
calunniate... che ha
analogo significato.
legare
(o attaccare o mettere) I’ asino dove vuole il padrone Eseguire,
controvoglia e per amore del quieto vivere, gli ordini impartiti dal padrone,
anche se ritenuti sbagliati e dannosi allo stesso. C’è anche chi, con un
ulteriore tocco di ironia, dice: legare
l’asino dove vuole il medesimo, ovviamente alludendo al superiore.
I’
asino che vola Si
dice di cosa inverosimile, impossibile; e anche di persona sciocca e incolta che
occupa un posto importante. A Empoli, nel giorno del Corpus Domini, effettivamente usavano calare un asino, munito di ali
posticce, lungo una corda tesa dal campanile della Collegiata; e questo
spettacolo si diceva appunto il volo
dell’asino.
labirinto Figuratamente,
si dice di un luogo o di una situazione imbrogliata, che disorienta. Il nome fu
dato a parecchie costruzioni leggendarie, caratterizzate dalla struttura
complicatissima; forse il primo labirinto fu egiziano, ma il più famoso fu
quello costruito da Dèdalo nell’isola di Creta per imprigionarvi il mostruoso
Minotauro, figlio (per modo di dire) di re Minosse.
l’abito
non fa il monaco Proverbio
dal significato intuitivo: diffida delle apparenze, che spesso ingannano; non
sono le parole, né gli atteggiamenti esteriori di una persona, ciò che conta
per conoscerla davvero. Proviene da un più antico detto latino, cucullus
non facit monachum, “il cappuccio non fa il monaco”, che a sua volta
trae origine, sembra, dall’ammonimento di Sant’Anselmo: non
tonsura facit monachuin... sed virtus animi ”non è la tonsura a fare il
monaco... ma la virtù dell’animo”, contenuto nel suo Carmen de contemptu mandi, del secolo Xl.
la
tua mano sinistra non sappia ciò che fa la tua destra Massima
evangelica (Matteo, 6, 3) con la quale
Gesù raccomanda di soccorrere il prossimo in silenzio, e che andrebbe
rammentata a quanti fanno anche della carità un investimento pubblicitario.
Iapalissiano Lo
è un discorso, un’affermazione superflua o addirittura stupida, tanto è
evidente il fatto affermato. Un quarto
d’ora prima di morire, era ancora vivo: così terminava un’ingenua
strofetta cantata dai soldati di Jacques Chabanne, signore di La Palice, in
onore del loro comandante, morto nel 1525 nella battaglia di Pavia. Essi
volevano dire che aveva combattuto da prode fino all’ultimo, ma il modo di
esprimere tale concetto si prestò all’interpretazione comica divenuta proverbiale.
les
affaires sont les affaires (pron.
“lesafèr sòn lesafèr”) Francese:
gli affari sono affari. E in tal caso occorre bandire ogni scrupolo, non
guardare in faccia nessuno. E’ il titolo di una commedia di Octave Mirbeau
(1903) il cui protagonista, lsidore Lechat, mirando solo ad arricchirsi, si
inaridisce spiritualmente fino a diventare sordo anche agli affetti familiari e
ai più elementari sentimenti di umanità.
l’état
c’est moi (pron.
“letà sè muà”) Francese:
lo Stato sono io. Espressione che riassume, tradizionalmente, lo spirito
autocratico e accentratore delle monarchie assolute. Sarebbe stata pronunciata
dal giovane Luigi XIV, il Re Sole, di fronte al parlamento di Parigi nel 1655.
Si cita a volte a proposito di atteggiamenti dittatoriali e di chi li assume
comandando a bacchetta e non tollerando che altri esprimano dissenso.
libera
Chiesa in libero Stato Parole
attribuite a Cavour, il quale le avrebbe pronunciate poco prima della morte (6
giugno 1861) e che, comunque, esprimevano la sua visione politica circa i
rapporti, di reciproco rispetto nella reciproca autonomia, che si sarebbero
dovuti instaurare tra il giovane Stato italiano e la Chiesa di Roma, allora in
aperto conflitto. Conflitto che fu formalmente risolto solo nel 1929 con il
Concordato.
libertà,
quanti crimini si commettono in tuo nome! Francese:
o liberté, que de crimes on commet en ton nom! Frase
pronunciata da Madame Roland, gentildonna francese, poco prima di essere
ghigliottinata durante la Rivoluzione (1793). Tra le “ultime parole famose”,
queste si sentono ripetere frequentemente.
liberté,
égalité, fraternité Francese:
libertà, uguaglianza, fratellanza. Motto della Repubblica Francese che
generalmente si fa risalire alla Rivoluzione del 1789, ma che in realtà fu
coniato nel 1848, con la nascita della Seconda Repubblica.
linciaggio
morale Sottoporre
a diffamazione, bersagliare di accuse per rovinarlo. In senso non figurato, il
linciaggio è l’esecuzione sommaria, senza processo, di una persona accusata
di un crimine. Era frequente negli Stati Uniti, donde viene il termine e dove ne
furono vittime molti banditi, ladri di bestiame e soprattutto negri sospettati
di delitti contro i bianchi. In questo poco glorioso modo passò alla storia il
nome di Charles Lynch, un piantatore e giudice conciliatore che durante la
Rivoluzione americana, postosi a capo di un tribunale illegale, inflisse
durissime pene a persone sospette di simpatizzare per gli Inglesi.
livre
de chevet (pron.
“livr doe foevè“) Francese:
libro da capezzale. Nell’uso colto: libro prediletto, che si rilegge spesso.
longa
manus Latino:
lunga mano. Si dice di persona, o gruppo, che agisce, per lo più nascostamente,
per incarico di altri. L’espressione suggerisce l’idea di manovre
sotterranee e illecite, per cui ha generalmente valore spregiativo.
luculliano Aggettivo
spesso usato per qualificare un pranzo lauto, abbondante e raffinato, con
allusione al fasto proverbiale dei conviti offerti da Lucio Licinio Lucullo,
generale e uomo politico romano del I secolo a.C., più famoso come ghiottone
che come stratega.
lumacone Epiteto
scherzoso affibbiato a persona lenta e goffa o, più maliziosamente, al marito
tradito.
lupus
in fàbula Latino: il lupo nella favola. Si dice quando una persona fa la sua comparsa, gradita o no, proprio mentre si sta parlando di lei. L’espressione, che si incontra in vari autori latini, da Terenzio a Cicerone, si riferisce alle frequenti “entrate” del lupo nelle favole di Esopo.
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