Don Rodrigo, finora
apparso autoritario e prepotente, quando è nei pressi del dominio
dell’innominato, sembra docile come un agnello; non manca persino di rispetto
agli uomini dell’innominato; e quando giunge di fronte a lui, assume un
atteggiamento di devota umiltà, pur sapendo che ciò che otterrà da lui dovrà
pagarlo ad alto prezzo.
Ad ogni buon
conto, l’innominato, uomo di cui « la durezza risentita dei lineamenti, il lampeggiar sinistro ma vivo
degli occhi », stanno ad indicare «
una forza di corpo e d’animo, che sarebbe stata straordinaria in un giovine »,
dopo averlo ascoltato, Io licenzia, dicendo: «
tra poco avrete da me l’avviso di quel che dovrete fare ».
Se per don
Rodrigo è impresa ardua rapire Lucia dal monastero, non lo è invece per
l’innominato, perché può servirsi, a suo piacimento, di «
uno dei più stretti ed intimi colleghi di scelleratezze »; di
quell’Egidio, cioè, amico di Gertrude, la signora, alla cui protezione è
stata affidata Lucia.
Ma quel che
accade agli uomini spesso è imprevedibile. L’innominato, quest’uomo così
potente e temerario, sente che qualcosa lo tormenta, che il suo animo è
agitato. Costui, che ha commesso tanti misfatti a danno di poveri e di potenti,
che non conosceva cosa significasse rimorso, adesso non si sente tranquillo.
Quel Dio, di cui non si prendeva cura né di negare, né di riconoscere, «
gli pareva sentirlo gridare dentro di sé »; per questo si era impegnato
subito con don Rodrigo, « per chiudere
l’adito ad ogni esitazione». Ma un uomo così temuto e rispettato, non si
lascia sopraffare da crisi momentanee. Perciò chiama il Nibbio, «
uno dei più destri e arditi ministri delle sue enormità », e gli ingiunge
di recarsi a Monza, e che « informasse
Egidio dell’impegno contratto, e richiedesse il suo aiuto per adempirlo ».
E quando il Nibbio, prima ancora del previsto, ritorna con la risposta
favorevole, l’innominato gli ordina di eseguire, in compagnia di altri due
sbirri, quanto aveva disposto Egidio.
Viene
predisposto, quindi, un piano impeccabile, complice Gertrude che, malgrado fosse
presa da un forte rimorso, non osa ribellarsi alla volontà dell’uomo con cui
conduce una vita peccaminosa. Costei, dunque, il giorno stabilito, facendo a
Lucia « più carezze dell’ordinario »,
la prega, con falsa amabilità, di farle «
un gran servizio », che può farle solo lei, perché — dice Gertrude: —
« Ho tanta gente ai miei comandi; ma di
cui mi fidi,nessuno ».
Il servizio,
di cui ha bisogno la signora, (per attuare il piano di Egidio) consiste
nell’andare Lucia al convento dei cappuccini per un’imbasciata. «
Lucia fu atterrita d’una tale richiesta », e per evitare tale incarico
scabroso, interpone pretesti e difficoltà. Ma Gertrude, «
ammaestrata a una scuola infernale, » con le sue arti e i suoi raggiri, sa
vincere la ritrosia di Lucia, tanto che la poveretta risponde: « e bene; anderò, Dio m’aiuti!».
Vittima
inconsapevole e innocente di un’insidia diabolica, giunta in un punto in cui
la strada affonda « a guisa d’un letto
di fiume, tra due alte rive orlate di macchie, che vi forman sopra una specie di
volta,» è
scaraventata dal Nibbio con violenza nella carrozza. Il terrore e l’angoscia
di costei sono tali che, dopo alcuni tentativi di sfuggire alle mani di quei
bravacci, sviene.
Il Nibbio
cerca di rincuorarla, ma non c’è nulla da fare; sembra che dorma e perciò
non può « sentire i conforti di quelle
orribili voci».
Non appena
Lucia può aprire gli occhi, come se si fosse svegliata da un sonno profondo, il
primo gesto che fa è quello di buttarsi ancora dalla carrozza; ma il Nibbio è
lesto a trattenerla, e con voce più gentile che può, le dice: «
state Zitta, che sarà meglio per voi, non vogliamo farvi male. ». Ma
Lucia, atterrita e sconvolto, non potendosi liberare con la forza, tenta di
commuovere quegli scellerati con le preghiere e le lacrime. Il suo aspetto
buono, le sue implorazioni così calorose, producono tuttavia un certo effetto
— come si vedrà — nell’animo del Nibbio.
Intanto
l’innominato, quest’uomo nel cui animo sta germogliando il seme del rimorso
per tutti i suoi efferrati delitti, attende l’arrivo della carrozza «
con un’inquietudine, con una sospension d’animo insolita. ». Quando,
finalmente, vede spuntar la carrozza da lontano, il suo turbamento
s’ingigantisce a tal punto, che sente l’intimo bisogno, prima che Lucia
giunga al suo cospetto, di far qualcosa per consolarla. Perciò fa chiamare una
sua donna, e quantunque non fosse un tipo adatto, per il suo aspetto da megera,
le ordina di andare incontro a Lucia e di farle coraggio.
