La
vecchia, dunque, ubbidisce lestamente agli ordini del suo padrone, si ferma alla
Malanotte, (una specie di osteria) e attende l’arrivo della carrozza. Quando
vi giunge, riferisce al Nibbio gli ordini dell’innominato, e quindi Lucia viene
fatta salire sulla bussola della vecchia. Malgrado costei si prodighi di
consolare Lucia, come meglio può, non riesce nell’intento. Lucia, infatti,
sentendo una voce di donna, prova un conforto momentaneo, ma poi ricade in una
angoscia più penosa, nel « vedere quel
ceffo sconosciuto e deforme».
Intanto
il Nibbio si reca dall’innominato, e fatta una succinta relazione sul
rapimento, parla con trepidazione e con accenti insoliti di Lucia, una creatura
fragile e onesta, che con il suo « piangere, pregare, e far cert’occhi, e diventar bianca come morta,
e poi singhiozzare, e pregar di nuovo, e certe parole...»
l’aveva commosso.
Le
parole del Nibbio sconvolgono ancor di più l’animo e la mente
dell’innominato. Perché non se ne penta, ordina al Nibbio di avvertire don
Rodrigo, affinché venga a prelevare la preda; ma subito, vinto da un indicibile
tormento, manda il Nibbio a riposare.
Il
suo tormento è ancor più grave, quando pensa che quella donna ha
persino commosso il Nibbio, tanto da domandarsi se non vi sia « un qualche demonio, o... un qualche angelo che la protegge ».
Ma
eccolo finalmente di fronte a questa donna piangente e desolata, accorata e
terrorizzata, rannicchiata in terra, nell’angolo più lontano dalla porta. Nel
vederla a terra, dopo aver redarguito la vecchia, l’innominato invita Lucia,
con tono imperioso, ad alzarsi; questa, invece, messasi «
subito in ginocchioni, » con frasi schiette e vibranti, come: «
son qui, m ammazzi.., perché mi fa patire le pene dell’inferno?... cosa le ho
fatto?... Dio perdona tante cose per una opera di misericordia » scuote e
turba irrimediabilmente l’animo dell’innominato. E scorgendo nel contegno
del suo tiranno una certa esitazione, lo prega caldamente di lasciarla libera.
Ma l’innominato, con una dolcezza da far «
trasecolar la vecchia » dopo averle fatto coraggio e assicuratale che
nessuno le farà del male, se ne va, dicendo: « domattina ci rivedremo ».
Intanto
Lucia, rifiutato il cibo e il letto, è in preda ad una terribile disperazione.
Trova conforto nella preghiera, e perché possa essere più accetta, la
accompagna da un’offerta, la più cara in suo possesso: la sua verginità.
Infatti, in ginocchio, rivolge queste parole alla Vergine santissima:
« fatemi uscire da questo pericolo, fatemi tornar salva con mia madre o Madre
del Signore, e fo voto a voi di rimaner vergine; rinunzio per sempre a quel mio
poveretto».
Ora
ella si sente un po’ tranquilla e fiduciosa; anzi le parole dell’innominato:
« ci rivedremo domattina » le
sembrano « una promessa di salvazione ».
Ciò
invece non accade per l’innominato; egli è inquieto, incapace di prender
sonno; il suo letto è come un cumulo di spine. Egli con la mente passa in
rassegna i crimini commessi, e ciò sconvolge ancora una volta la sua coscienza,
ed è sul punto di suicidarsi; ma l’atterrisce e lo fa desistere il giudizio
dell’al di là, dove sarà giudicato il suo operato. Allora lo assale un
angoscia più grave; ma ad un tratto, pensando alle parole pronunziate da Lucia:
«Dio perdona tante cose, per un’opera
di misericordia» ha un attimo di sollievo,
« una speranza lontana ». Ma, poi, i pensieri, che si scontrano nella sua
mente, come le onde del mare in tempesta, non gli permettono di prendere alcuna
decisione. Intanto sopraggiunge l’alba; si ode un suono di campane, e nella
vallata una folla che va verso la stessa direzione.
